CROCIFISSO
L’opera, collocata nell’antica pieve adiacente alla collegiata nel 1970 fu riscoperta e sottoposta a restauro, che rivelò i suoi pregi in parte nascosti sotto le vernici applicate nel tempo.
L’opera, collocata nell’antica pieve adiacente alla collegiata nel 1970 fu riscoperta e sottoposta a restauro, che rivelò i suoi pregi in parte nascosti sotto le vernici applicate nel tempo. Osservando con attenzione il Crocifisso, possiamo constatare lo stile permeato di misticismo, che rivela, realisticamente, i particolari della sofferenza di Cristo e gli spasimi dell’agonia nel corpo appena abbandonato dallo spirito, percettibili nel capo pesantemente reclinato, nelle mani e nei piedi fortemente sofferenti per il feroce trapasso dei chiodi e per il peso che devono sostenere, nella profonda ferita che incide il costato, arrossato da stille di sangue rappreso. Ne derivano sentimenti di emozione e di pietà negli animi della gente, molto sensibile, all’epoca della creazione dell’opera, a recepire tali immagini di sofferenza per l’imperversare della peste. Il Cristo, dominato da guizzi di luce che ne fanno risaltare la fluidità della forma, ha fattura elegante ed originale. L’intaglio è incisivo e delicato, specie nel viso affilato, di tratti fini ed esotici e nel morbido e movimentato panneggio del perizoma.Tali qualità portano ad attribuirlo ad un artista eclettico dell’Italia centrale, senz’altro umbro, che s’ispira agli intagliatori espressionisti provenienti dal Nord, presenti in Umbria e nelle Marche nei secoli XIV – XV. Il Crocifisso, nel 1972, è stato restaurato ad Urbino da Bruno Vittorini ed Alessandra Marcaini, che l’hanno riportato alla cromia originale, rimuovendo a secco, con il bisturi, due ridipinture dei Seicento e dell’Ottocento, quest’ultima ad olio, che lo avevano deturpato. Il supporto ligneo, di ridotte proporzioni, è stato sostituito con altro legno, di pioppo, leggermente patinato. fonte: Visso città d’arte; Ado Venanzangeli